Descrizione Progetto
Tellaro
PIAZZA DELLA MARINA

E’ l’attuale piazza IV Novembre.
Assieme alla piazzetta di Selàa (aia comune), è sempre stata il luogo di aggregazione e di svago per la popolazione, di riunioni in occasione di ricorrenze civili o religiose e, non ultimo, di ricovero delle imbarcazioni come le “scafèle” (barche comuni a remi a fondo piatto adatte al trasporto di persone o cose). E’ qui che, ogni anno, si svolgeva a “fiea de san Zorzo” (fiera di San Giorgio) che durava due giorni.
Dal primo documento datato 1640 apprendiamo come la Confraternita, che provvedeva all’alloggio dei mercanti ed alla custodia della merce, incassò, in quell’anno, 78 soldi. Poiché la quota era di tre soldi al dì per ogni “banco” dei mercanti, provenienti dall’Alta Lunigiana, se ne deduce che, furono tredici i “banchi” allestiti per la vendita (tramite baratto con l’olio locale) di stoviglie di legno da cucina, ferramenti, cesti e panieri, attrezzi da lavoro stoffe di canapa di scarso pregio e di mezza lana tessuta artigianalmente. Per la felicità dei bambini, non mancavano le bancarelle dei dolci, e i giochi, che duravano dalla mattina alla sera, “a roba daa fiéa la dua daa matina aa sea”. Le “besighe”, i famosi palloncini di gomma gonfiabili, che rendevano allegro e festante l’ambiente grazie alla loro varietà di colori.
Uno dei banchi più visitati era la “biancolina”, una sorta di ruota della fortuna, dove, a ogni giro, una sola persona risultava baciata dalla fortuna. Altro momento fondamentale per la vita dei tellaresi, era certamente la festa di Sant’Antonio Abate (17 gennaio) quando tutti gli animali (645 pecore riluttanti e spaventate, 4 asini, 7 mule, 40 maiali – dati del censimento del 1873 – assieme agli animali domestici e da cortile) venivano spinti o portati dai loro proprietari alla Marina per essere benedetti. A maggio prima della tosatura le greggi venivano condotte alla marina o alla spiaggia di Fiascherino per essere lavate, una ad una le pecore venivano spinte, a forza, in mare, immerse fino al collo e qualche volta sgrassate con la cenere.
Lungo tutto il muretto di protezione della piazza della marina, che si affaccia sullo scalo, si sviluppa un seggiolino in muratura, coperto da una lastra di marmo, in cui i giovani e gli anziani, nei rari momenti di svago, giocavano a carte nel corso delle belle e calde giornate primaverili ed estive.
Dalla piazzetta, sulla quale confluiscono le attuali tre vie (San Giorgio, Gramsci e Pelosini), la vista spazia sui bellissimi scorci panoramici del Golfo dei Poeti, a partire dal Tinetto fino alla scogliera di Trigliano, sullo scalo marittimo del paese, sul lavatoio ricavato nella roccia, sul piccolo edificio un tempo dedicato a S. Rocco, sui finestroni di Sottoria“, e sulla caratteristica configurazione urbanistica del gruppo di case ubicate fuori della cinta muraria, risalenti al 1700, che si sviluppano in altezza, abbellite da archivolti, scale, loggiati, ballatoi e pregevoli maestà marmoree. Una meridiana, apposta sulla casa ottocentesca della famiglia Remedi (nobili locali), impreziosita da un cartiglio dipinto in cui spiccano due versi “m’illumino d’immenso”, tratti dalla poesia Mattina, che Ungaretti scrisse su cartolina postale il 26 gennaio 1917 da Santa Maria la Longa all’amico Papini, aiuta il visitatore ad avere sempre la cognizione del tempo (sole permettendo).
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