LASCIARE IL SEGNO: MOSTRA DI CATERINA GIANNOTTI
4 Luglio - 11 Luglio
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Nell’ambito di Raccontiamoci, Rassegna dedicata alla cultura del territorio
uboCubo presenta:
LASCIARE IL SEGNO
La traccia e il mare
Tellaro 4 – 11 luglio 2025
La marina di Tellaro rappresenta per Caterina Giannotti un luogo ricco di fascino, da lei molto amato e abitualmente frequentato. La località arroccata sul mare, dall’iconico profilo roccioso, è pertanto divenuta una sorta di laboratorio a cielo aperto presso cui l’artista, nel corso dei mesi invernali del 2024 e del 2025, ha condotto le proprie ricerche sul campo.
Esperta di calligrafia storica e sperimentale, Caterina Giannotti deriva la pratica artistica proprio dalla scrittura a mano. Le molte prove di calligrafia gestuale, che nel corso degli anni ha portato avanti, verificando la reciproca compatibilità tra diversi supporti e inchiostri, le hanno permesso di svincolare sempre di più il segno scritto dal valore simbolico a cui siamo soliti ricondurlo, per spingerlo in direzione di un’astrazione più accentuata. A mano a mano che la sua leggibilità viene meno, il segno si dissolve nel gesto e diviene percorso, orma, traccia. Il segno, in altre parole, cessa di essere quell’unione tra significante e significato, così come lo identifica la semiotica classica, perdendo in modo irreversibile la sua univoca leggibilità. “Lasciare il segno” di per sé rimanda a un concetto di permanenza, di stabilità, di durata.
La locuzione, se applicata all’ambito pedagogico, esprime la consapevole intenzione di imprimere un ricordo nella memoria del discente, tale da avere conseguenze sul suo apprendimento nel tempo; già Daniela Pasqualini ha notato che si tratta di qualcosa di più di una metafora, è letteralmente un in-segnare, lasciare quindi durevolmente traccia nel pensiero, contribuendo così alla formazione di un’immagine mentale. In campo artistico, incarna quella che è probabilmente una delle principali ambizioni del creativo, ovverosia fare in modo che il proprio lavoro susciti una reazione emotiva, abbia seguito e, di conseguenza, venga ricordato dai posteri.
Nel contesto di questa mostra, “lasciare il segno” assume invece una duplice e complementare connotazione, riconducibile al particolare processo adottato dall’artista. In un primo tempo Caterina Giannotti affida il suo segno alla carta. Così come d’abitudine, stende ampie campiture di sumi; l’inchiostro giapponese dal vivido colore nero, da lei molto amato per le intrinseche qualità pittoriche. Il gesto è libero, tuttavia misurato, ampio, eppure trattenuto dal supporto. Solo in un secondo momento, l’artista immerge le carte così ottenute nel mare di Tellaro. Tale cruciale azione aggiuntiva arricchisce
ulteriormente il segno, variandolo nella forma e nell’intensità. Il contatto tra l’acqua salata e il sumi dischiude scenari inaspettati dagli esiti palpitanti, conferendo alle composizioni un aspetto che rievoca fondali marini, rocce, alghe o spugne. Non solo Caterina Giannotti dunque, anche il mare lascia inconfondibilmente traccia di sé. Viene così a delinearsi spontaneamente una comunione di intenti tra l’artista e il mare poiché di fatto entrambi cooperano alla buona riuscita del lavoro. L’una agisce volontariamente, l’altro di riflesso. Le sbavature, le macchie, gli aloni che si vengono a formare modificano l’assetto iniziale,
poiché, come accennato, sono esito di un processo che è di per sé caratterizzato in buona parte da totale imprevedibilità.
Sotto un certo punto di vista, potremmo considerare l’operazione intrapresa da Caterina Giannotti come una sorta di rito, un’azione purificatoria o forse persino un tentativo di riappropriarsi dei propri ricordi collegati al mare. Immergendo le sue carte in acqua, le bagna di nuova vita; affidandole a quella minuta porzione di Mar Ligure cui si sente intimamente legata, le impregna di memorie passate. L’artista, attraverso il gesto, lascia impresso nella carta il segno indelebile di sé e del mare.
a cura di Mattia Lapperier
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