1) Il borgo dall’alto
Visto dall’alto, dal sagrato della moderna Chiesa Stella Maris, il borgo di Tellaro appare come un corpo unico, compatto, impenetrabile. Ebbene, così era in passato: un dedalo di viuzze delimitate da altissime case, tipicamente liguri, e protette da torrioni. Diceva Mario Soldati, che visse a Tellaro, amandolo profondamente: C’era una volta e c’è ancora oggi, il villaggio di Tellaro. E’ tutto costruito sulle rocce di un promontorio che sporge sul mare, ai piedi di una grande collina ricoperta da boschi di ulivi.

 2) Ingresso del borgo
Ancora ben riconoscibile la torre tonda a presidio di una delle porte di ingresso al borgo fortificato. Si può scegliere di oltrepassare il volto, addentrandosi subito nel cuore del paese, oppure scendere sulla destra per raggiungere la Marina. Un’ampia discesa costeggia esternamente le case torri di Tellaro: una muraglia di edifici ci accompagna sulla sinistra. Nessuna apertura, nessun vicolo prima della Chiesa di San Giorgio, dove si apriva un’altra porta di accesso al borgo.

3) La Marina
“Il promontorio serve anche a riparare dai venti un’insenatura lì vicina; in fondo a questa insenatura c’è un piccolo porto pieno di barche”. Le parole di Mario Soldati, ci accompagnano anche alla Marina di Tellaro. Barche in secca, case affacciate sul mare e gli antichi lavatoi. Alimentate dal vicino canale, dall’acqua sorgiva di “capoàigua” (capo-acqua) le vasche, nel corso dei secoli, hanno svolto un importante ruolo di socializzazione all’interno della comunità: donne di ogni età e lignaggio, fino alla metà del Novecento s’incontravano qui quotidianamente, per lavare i panni e stenderli, poi, ad asciugare sugli scogli.

4) La Passeggiata oltre la Marina
Lasciando la Marina alle nostre spalle, proseguendo sulla destra, una passeggiata lungomare regala una delle più famose vedute sul borgo, adagiato sul mare, come una nave che sembra prendere il largo. Davanti a noi le isole del Golfo dei Poeti. Più avanti la scogliera selvaggia segna l’inizio della frastagliata costa di Fiascherino.

5) La galleria SottoRia
A sinistra della Marina, una serie di finestre aperte nelle mura in pietra caratterizzano la galleria cosiddetta “Sottoria” o “sotto-ripa”. Lunga circa 70 mt. larga 2,20, è ciò che resta della cortina coperta che i residenti costruirono nel Medioevo e su cui poggiano le sovrastanti abitazioni che costituiscono la “palazzata” fronte mare. Costruita a difesa del borgo per far fronte alle continue incursioni dei pirati, collegava una torre quadrata (demolita dopo l’ultimo conflitto mondiale) con il torrione circolare, divenuto, oggi, il campanile della Chiesa di San Giorgio. Una settecentesca cancellata in ferro battuto ne segna l’ingresso.

6) La chiesa di San Giorgio
La chiesa di San Giorgio, lambita dal mare, fu edificata nelle sue parti essenziali fra il 1564 e il 1584 utilizzando le fondamenta e i resti di un edificio più antico che aveva funzioni militari. In prossimità della chiesa si apriva una delle porte che davano accesso al borgo fortificato, mentre una delle torri fu adattata a campanile. A questa Chiesa è legata la celebre leggenda del polpo che avrebbe salvato la popolazione da un attacco notturno di pirati, suonando violentemente la campana La raccontiamo con le semplici e ammirate parole usate da D.H. Lawrence (Lettera a W. E. Hopkin, da Fiascherino 1913): “Il nostro villaggio è Tellaro. Sale a picco dagli scogli del mare, un nido di pirati, poco più di 200 anime. La chiesa si erge sull’acqua. Una leggenda racconta che una volta, di notte, la campana della chiesa cominciò a suonare senza smettere. Gli abitanti si svegliarono spaventati, mentre la campana continuava a suonare misteriosamente. Poi si scoprì che la corda della campana era caduta sul bordo della scogliera, tra le rocce, un grosso polpo era riuscito a prendere la cima e tirarla, il che è possibile. Gli uomini vanno a pesca di polpi con un’esca bianca e una lunga fiocina. Ne prendono di grandi, a volte di tre chili o tre chili e mezzo di peso. Non ho mai visto niente di così diabolicamente brutto, ma sono buoni da mangiare”.

7) Oltre la Chiesa
Prima di salire nel borgo, passando davanti all’ingresso della Chiesa, non tralasciamo di percorrere la suggestiva passeggiata che costeggia l’edificio inerpicandosi sulla scogliera. Qui si passa “sotto” Tellaro e si arriva dove sembra finire ogni traccia di civiltà: davanti a noi soltanto una distesa blu e una splendida costa a picco sul mare. Oltre, il termine ultimo della Liguria e l’inizio della Toscana. Non riusciamo a trovare posto migliore per ricordare i versi di Dante, il quale, paragonando le ripide pareti del Purgatorio alla costa ligure, cita proprio Lerici “Tra Lerice e Turbia la più diserta, la più rotta ruina è una scala, verso di quella, agevole e aperta”.

8) Oratorio S. Maria n Selàa
Uno dei più antichi luoghi di culto in Tellaro, anch’esso probabilmente ebbe, in origine, funzioni militari. Divenne quindi Oratorio della Confraternita dei Battuti di Santa Maria e fu donato alla Confraternita nel 1630, tanto che, in facciata, compare un bassorilievo che rappresenta figure incappucciate.
Oggi l’edificio, sconsacrato, è di proprietà del Comune di Lerici. E’ utilizzato come casa comunale per la celebrazione di matrimoni civili e come sede di mostre ed eventi, fra i quali spicca la rassegna culturale estiva dal nome dialettale “Libi’n Selàa”.

9) I vicoli di Tellaro
La scoperta di Tellaro non finisce qui: in Liguria è bello perdersi nei vicoli, ben consapevoli che nei “carrugi” non ci si perde mai davvero. Dalla piazzetta dell’Oratorio non temiamo di addentrarci ancora nel meandri più nascosti del borgo, a cercare antiche tracce di devozione e tradizione popolare, immaginando la brutta fine che avremmo fatto se, da nemici, ci fossimo trovati imprigionati fra queste anguste viuzze. Probabilmente, dalle finestre sarebbe caduto olio d’oliva bollente, se è vero che gli abitanti, sulle splendide colline che circondano Tellaro, ne producevano così tanto da poterlo utilizzare come arma di difesa. Un antico proverbio di Porto Venere recita: “Tellaro non voglio, perché brucian con l’olio

10) I dintorni
Fra ulivi secolari, muretti a secco e macchia mediterranea, numerosi sentieri panoramici collegano Tellaro a Lerici, La Serra e Montemarcello, all’interno del Parco Naturale Regionale di Montemarcello-Magra-Vara. Non distanti dal borgo, si trovano le rovine di Portesone e Barbazzano: da questo insediamento abbandonato, dove si possono ancora scorgere i resti dell’antica Chiesa di San Giorgio, scesero i fondatori di Tellaro, percorrendo le mulattiere che, tuttora collegano il mare alla collina.
Dalla carrozzabile per Lerici, invece, si dipartono comode scalinate che permettono di raggiungere la scogliera e, più avanti, le splendide calette di Fiascherino, dove soggiornò D.H. Lawrence. Nelle sue lettere egli scriveva: “Qui è bellissimo. Siedo sugli scogli di fronte al mare per tutto il giorno e scrivo. Ti dico che è un sogno”.

Itinerario a cura dell’Ufficio Turismo del Comune di Lerici