Tellaro

LE VASCHE

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Alimentate, tramite il vicino canale, dall’acqua sorgiva di “capoàigua” (capo-acqua) le vasche, nel corso dei secoli, hanno sempre svolto un importante ruolo di socializzazione all’interno della comunità.

Poiché le case, fino al 1950, non erano servite da impianti idrici, era il luogo dove le donne, di ogni età e lignaggio, s’incontravano, quotidianamente, per lavare i panni o per fare il bucato (nei vasi grossi di terracotta riempiti d’acqua bollente, sapone fatto in casa e cenere, per rendere più bianche le lenzuola) e, in tempo di tosatura delle greggi, per il lavaggio della lana. I panni e la lana venivano quindi posti ad asciugare al sole stesi sugli scogli “de l’isoèla” (primo gruppo di case ad essere state costruite fuori dell’antico perimetro fortificato – isolate -). Realizzato, prima ancora che gli abitanti di Barbazzano si trasferissero a Tellaro, il lavatoio pubblico, venne costruito utilizzando due incavi naturali foderati con malta e sassi, delimitati e chiusi da un muretto alto 50 cm sopra il quale posa la lastra di marmo lunga mt. 8,50 e larga cm 55, utilizzata per il lavaggio.

L’acqua raccolta dal canale, scorreva da una vasca all’altra per poi concludere la sua corsa in mare. Il lavatoio fino agli anni del 1980 era ricoperto con una tettoia in muratura.

A fianco di questa struttura, oltre lo sbocco “der Canae da Liza” (abbastanza profondo con le sponde in nuda roccia), era sistemata anche la fontana rifornita, tramite acquedotto realizzato con coppi di terracotta, sempre dalla sorgente di capoàigua, dove le donne tutti i giorni attingevano l’acqua da portare alle proprie abitazioni utilizzando i “ lavézi” (grossi paioli di rame) o in orci di terracotta che venivano posti in testa, sopra “er guarco”(*) (cercine: panno di stoffa arrotolato), senza essere trattenuti con le mani tanta era l’abilità e la sicurezza con cui le nostre antenate sapevano trasportare pesanti carichi.  Il luogo era assai importante in quanto centro vitale di attività e di aggregazione sociale sopratutto femminile. Un modo per alleggerire vite spesso tribolate. Qui che le giovinette, arrossendo, esternavano, in modo sommesso, il loro nobile ed eterno sentimento dell’amore, mentre le massaie commentavano, con intrigante circospezione, i fatti boccacceschi e gli avvenimenti che succedevano nel chiuso ambito del borgo.

(*)Il guarco incuriosì anche D.H.Lawrence il quale in una lettera ad un amico scrisse:<Le donne portano un fagotto di stoffa sulla testa, pensano che ciò serva ad alleviargli il peso, ma è una bugia>

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Le Vasche
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